39 D.C., Città di Roma, Gaio Giulio Cesare Germanico, Caligola, imperatore. Il tribuno Marco Quinto Rufo in battaglia è come un lupo selvaggio e feroce. Il suo coraggio conquista subito Caligola, che vede in lui il guerriero che saprà proteggerlo. Gli occhi di ossidiana, i capelli corvini e la fiera prestanza di Marco conquistano invece Agrippina, sorella del divino Cesare, che presto lo avvolgerà nelle spire sensuali e insidiose del suo fascino. Ma non riuscirà a possedere il cuore del tribuno né a tenerlo all’oscuro della congiura che sta ordendo contro l’imperatore. Non c’è nulla che possa scalfire la lealtà di Marco. C’è solo una cosa davanti alla quale è inerme: il Fato. Una profonda inquietudine lo invade al pensiero di ciò che lo aspetta a Roma e non riesce a dimenticare il desiderio impetuoso che ha provato in sogno verso una donna dagli occhi verdi come le foreste germaniche. Lo stesso sogno che ha turbato la giovane Livia, che si prepara al matrimonio con il dolce Settimio Aulo Flacco...
La mia opinione:
Aspettavo con ansia l'uscita di questo libro. L'idea di poter leggere il prequel di “Roma 40 D.C. Destino d'Amore” mi incuriosiva molto.
Vorrei iniziare confermando quanto già pensavo dello stile di scrittura di Adele Vieri Castellano: le descrizioni dei paesaggi sono particolareggiate, i personaggi bel delineati e la ricostruzione storica (per quanto lo permette la narrazione) molto accurata.
“Roma 39 D.C. Marco Quinto Rufo” non è, a mio giudizio, un libro sull'amore. Qui il protagonista non incontra (almeno non fisicamente) la donna della sua vita, non lotta per lei.
L'amore c'è tra Claudio Seiano Galbato, tribuno angusticlavio, e la barbara Valeria Fannia, ed è descritto in maniera molto dolce e tenera, con un Claudio a volte timido e impacciato, che però, proprio per questo non mi ha conquistato del tutto (personalmente preferisco gli uomini come Rufo e Aquilato).
Il libro è la storia dell'uomo Marco Quinto Valerio Rufo (il suo nome completo) e di ciò che lo ha reso tale, a partire dal rapporto con il padre e gli insegnamenti che gli ha trasmesso, sino all'ultimo istante della sua vita.
Vi si narra del senso dell'onore e della lealtà: la lealtà di Rufo verso Roma e il suo imperatore, che lo porta a contrastare gli intrighi dei nemici di Caligola e a rischiare la sua vita per lui.
E' anche la storia di come Rufo si è guadagnato la lealtà dei sui guerrieri batavi e qui devo dire che Adele Vieri Castellano mi ha stupito. Avevo sempre creduto che il legame che li univa fosse nato e si fosse cementato in battaglia, invece in poche pagine l'autrice mi ha sorpreso con una storia molto toccante.
Bellissimi i particolari che emergono sulla nascita dell'amicizia fraterna tra Rufo e Aquilato e spicca anche la figura di Brinnone, altro batavo.
Sono rimasta colpita dall'espediente dei sogni premonitori di Rufo e Livia per sottolineare l'ineluttabilità del fato che li attende a Roma.
Se devo trovare un difetto al libro, devo dire che 150 pagine terminano troppo in fretta e che, almeno a me, la lettura di “Roma 39 D.C. Marco Quinto Rufo” ha provocato un irresistibile desiderio di rileggere il primo libro della saga.
L'ultima considerazione la riservo per la copertina, che trovo splendida!


